Materie prime seconde, quale sarà il loro futuro?
Negli ultimi cinque anni, la filiera della carta italiana che coinvolge circa 20.000 aziende e oltre 170.000 addetti con un fatturato di circa 23 miliardi di Euro (fonte federazione Carta Grafica e Unirima), ha dato prova di resilienza assorbendo gli effetti della pandemia e del blocco alle importazioni di maceri verso la Cina.
Attualmente le cose non sono migliorate a causa dell’instabilità dei mercati internazionali e l’aumento esponenziale dei costi energetici sospinti dalla guerra russo-ucraina.
Al che due domande ci vengono spontanee:
- Saprà ancora una volta uscirne rafforzato?
- Quali sono le risorse, i fattori critici su cui intervenire e le tendenze da cogliere?
Questi quesiti sono stati tra quelli affrontati al convengo “Maceri, una risorsa strategica. Il futuro delle materie prime seconde e del riciclo nel settore cartario”.
I RISULTATI
In termini di risultati la filiera italiana produce poco meno di 7 milioni di tonnellate annue di carta da macero per un fatturato complessivo di circa 23 miliardi di euro. Nel 2017, l’introduzione da parte del governo cinese di misure fortemente restrittive alle importazioni di rifiuti, ha provocato in tutta Europa uno forte scompenso economico con un crollo nella quotazione dei maceri, indebolendo anche così tutta l’intera industria cartaria europea.
Situazione che la filiera Italiana è però riuscita a fronteggiare grazie all’apertura di tre nuove cartiere, con conseguente incremento dell’impiego di carta da macero come materia prima, circa il +16% nel 2021.
Il settore del macero ripone grandi aspettative nel PNNR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che prevede lo stanziamento di 1,5 miliardi di euro per la realizzazione di nuovi impianti e l’ammodernamento di quello già esistenti.
Studi di settore stimano che la domanda mondiale di carta da macero sia destinata ad aumentare a un tasso di crescita annuo del 2,7% almeno fino al 2025
Carlo Montalbetti, Direttore Generale di Comieco
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