L’eterno problema dei liquidi e del packaging di cellulosa
Le sostanze liquide, siano esse di natura chimica come i detergenti o di natura alimentare come i succhi di frutta, sono il principale ostacolo alla transizione dal packaging in plastica (non biodegradabile e non riciclabile), al packaging a base di cellulosa, che oltre a essere biodegradabile è anche completamente riciclabile. In questa fase della transizione, la soluzione più promettente risiede nel packaging ibrido che combina plastica e cellulosa. Come funziona? La cellulosa viene usata per costruire la parte esterna del packaging, che dell’imballaggio complessivo costituisce una porzione compresa tra l’80 e il 95%.
La plastica, invece, viene usata per il rivestimento interno, che ha la funzione di separare la cellulosa dell’involucro esterno dai liquidi conservati all’interno del contenitore. Molti credono che questo tipo di packaging sia innovativo perché il contenitore è fatto di cellulosa. In altre parole, quello che fa notizia è la bottiglia fatta di cartone. Ma se la novità fosse tutta qui saremmo ben lontani dagli obiettivi che ci siamo posti in materia di sostenibilità e riciclaggio. Per quanto strano possa sembrare, la vera novità sta nella plastica che si trova all’interno del contenitore, quella che separa il liquido dalla cellulosa. Questo perché non si tratta di comune plastica, ma di un materiale di origine vegetale che può essere riciclato assieme alla cellulosa dell’involucro esterno. Un esempio di questo tipo di packaging lo troviamo nelle bottiglie di cellulosa che la svedese Paboco, acronimo per Paper Bottle Company, ha messo a punto per produttori di bevande come Coca-Cola e Carlsberg. Queste bottiglie contengono un rivestimento in plastica che, oltre ad essere di origine vegetale, è interamente riciclabile nella filiera della carta.
Ancora più ambizioso è il nuovo vasetto dello yogurt Yomo che, a detta dei produttori, è realizzato in carta riciclabile al 100%. Peccato che la Granarolo, proprietaria del marchio Yomo, non ci dica come è stato risolto il problema della barriera che separa lo yogurt dalla carta. Insomma, non è chiaro se il vasetto dello Yomo vada davvero nel cestino della carta. Meno ambiziosa ma sicuramente più trasparente è la soluzione che la Jabil Packaging Solutions ha messo a punto per l’acqua minerale Vittel, che sarà confezionata in bottiglie di cellulosa con all’interno uno strato di plastica. Questo significa che il consumatore dovrà separare la plastica dall’involucro di cellulosa. Insomma, niente di straordinario fin qui. Consapevole dei problemi che questo tipo di packaging pone per il riciclaggio, Jabil ha cercato agevolare il più possibile la separazione dei due strati e per questo ha inserito nella bottiglia un sistema a strappo che consente di separare la plastica dalla cellulosa, in modo da poterle riciclare separatamente. Nel frattempo anche le industrie chimiche Unilever e Castrol stanno mettendo a punto contenitori ibridi per il confezionamento di detergenti liquidi e lo stoccaggio di lubrificanti sintetici.
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