Crollo del mercato della carta da macero: l’allarme delle imprese del settore

grafico UnirimaGrafico di Unirima, comunicato stampa settembre 2019

 

La crisi del settore del riciclo della carta sta mettendo in ginocchio le imprese.

A pesare è il crollo del valore della carta da macero, nel 2019 ha raggiunto minimi storici: da gennaio ad agosto si è registrato un crollo di circa il 41%.

Negli impianti di recupero vengono conferite le raccolte differenziate di carta e cartone provenienti sia dai rifiuti urbani che da attività artigianali, industriali e terziarie. Da tali impianti escono circa 6,6 milioni di tonnellate di Materia Prima Secondaria, di questi, 4,7 milioni di tonnellate vanno alle cartiere italiane mentre il resto, circa 1,9 milioni di tonnellate, viene esportato in prevalenza nel sud-est asiatico.

L’esportazione è quindi un elemento fondamentale dell’intera filiera.

La Cina è il primo importatore di carta da macero mondiale, la diatriba commerciale Cina/Usa ha impattato notevolmente sulla situazione. Il materiale americano è stato dirottato su altri mercati, compreso quello italiano (+16%), provocando un surplus di carta e di conseguenza un affossamento delle quotazioni.

Il problema è quindi di portata globale: negli Stati Uniti, nonostante la ricerca di nuovi mercati per la carta, alcune municipalità hanno deciso di interrompere la raccolta differenziata e ripristinare lo smaltimento di tutti i materiali raccolti perché economicamente più sostenibile rispetto al riciclo.

Le ripercussioni sul nostro settore sono pesantissime ed il numero di imprese che operano nelle attività di recupero e riciclo carta versano in una situazione di crisi. Per decenni le imprese hanno creato valore dalle attività di recupero/riciclo carta, oggi però, proprio quando si parla tanto di Economia Circolare e le direttive europee finalmente ne tengono conto, si assiste ad un notevole deprezzamento della carta da macero.

Un altro problema è la diminuzione di impianti per lo smaltimento degli scarti non riciclabili, e questo porta i costi di smaltimento a cifre stellari che hanno un impatto devastante sulle filiere.

L’opinione pubblica non percepisce l’industria della gestione dei rifiuti come una risorsa, e anziché favorire lo sviluppo di nuove imprese, ostacola sempre più, sia a livello politico che amministrativo locale, la realizzazione di nuovi impianti o lo sviluppo di quelli esistenti. Questo ci rende dipendenti dalla disponibilità di impianti esteri, nei limiti di una legislazione europea orientata a ridurre lo spostamento dei rifiuti e a privilegiare la chiusura in loco del ciclo.